Il mito delle dive e l’evoluzione della bellezza

Nel 1909, a Parigi, il giovane chimico Eugene Schueller, creò l’azienda denominata “Société française des teintures inoffensives pour cheveux”, che tempo dopo diventò L’Orèal. Il giovane Schueller rivoluzionò il mondo della colorazione per capelli, creando una miscela di composti chimici innocui, di cui depositò il brevetto. Il successo sul mercato era dovuto alla scelta più vasta, in termini di tonalità, che le nuove colorazioni erano in grado di offrire, rispetto ai preparati naturali in uso fino a quel momento. Geniale e rivoluzionario, capì fin da subito, che il successo del suo marchio era fortemente legato alla figura degli acconciatori. Infatti, riuscì a convincere le botteghe di acconciature parigine a proporre le sue colorazioni. In breve tempo, creò una rete commerciale in tutta la Francia, che di lì a breve si estese in Europa ed America. Formulò anche una soluzione decolorante, che permise a qualunque  donna di  ottenere un biondo naturale e luminoso ed i primi shampoo a secco, per avvicinare le persone al concetto di igiene quotidiana, poco diffuso fino a quel momento.

Nello stesso anno, negli Stati Uniti, il polacco Max Factor fondò la Max Factor & Co. Egli decise di fuggire in America con la sua famiglia, poiché l’incarico di truccatore e profumiere presso i reali russi, sottraeva del tempo alla sua vita privata. All’arrivo negli Stati Uniti, sostituì la “k” del suo cognome con la “c” in Factor. Nel 1908, dopo un periodo a St. Louise, dove vendette cosmetici e parrucche alle fiere, decise di partire per Hollywood. Convinto, che le attrici e gli attori avrebbero avuto bisogno dei suoi servizi, rivoluzionò il mercato cosmetico. Inizialmente, curò il look delle dive di Hollywood e contemporaneamente creò prodotti adatti a qualunque donna. Il suo estro e creatività permisero al suo marchio, di diventare leader mondiale nella cosmetica.

Dalla fine del 1800 ai primi anni del 1900 fu l’epoca dei corsetti e le Gibson girls, con seno abbondante, vitino da vespa e fianchi generosi, diventarono l’ideale femminile

Intorno al 1910, Max Factor, convinto, che la bellezza dovesse essere alla portata di tutti, realizzò dei ceroni di varie tonalità, i primi ombretti e matite per sopracciglia. Qualche anno dopo, creò la linea  per il trucco “Colour Harmony”, destinata alla grande distribuzione. Basandosi sul concetto dell’armonia cromatica, propose un kit di vari prodotti, per valorizzare la donna rossa, bionda, bruna e castana. Alcune icone furono l’attrice teatrale Camille Clifford e del cinema muto italiano Lyda Borelli. Nella seconda metà del decennio, si diffusero i primi istituti di bellezza e crebbe l’importanza di un viso truccato.

Gli anni ’20 furono un importante periodo di cambiamento e l’ideale di bellezza prevedeva una figura dalla corporatura quasi androgina. Il desiderio di emancipazione e parità tra i sessi, fece nascere movimenti come le Flappers e le donne fumavano e bevevano alcolici in pubblico. La necessità di lasciare il passato alle spalle, favorì tagli di capelli “à la garconne”, la vita degli abiti si abbassa e le gonne diventano più corte. Il tratto distintivo dell’epoca erano lo sguardo languido ed un aspetto stanco, come le protagoniste del cinema. La pelle chiara, le sopracciglia sottili e discendenti ed  il trucco degli occhi scuro e particolarmente intenso, furono tipici del periodo.  La bocca  era piccola e priva di contorni ed il blush, a pallina applicato al centro della guancia. Alla fine degli anni ’20, la rivoluzionaria Coco Chanel, si fece promotrice di una pelle ambrata. La stilista, addormentatasi sotto il sole, si risvegliò leggermente abbronzata. Da quel momento, invitò tutte le donne ad abbandonare il colorito pallido, fino ad allora simbolo di nobiltà, a favore di una carnagione dall’aspetto più sano. Alcune icone furono le attrici: Theda Bara, Louise Brooks e Josephine Baker.

Le protagoniste del cinema degli anni ’30 erano donne forti e determinate. In questo periodo nacque il divismo americano, che accompagnò l’immaginario collettivo nei decenni successivi anche se in Italia era già diffuso dal 1910. Il cinema hollywoodiano diventò sonoro. La qualità delle immagini migliorò e con essa l’esigenza di un trucco più elaborato. Max Factor introdusse la figura del make-up artist. Nella patria del cinema, grazie alle costumiste, nacque anche un’altra figura, che nei decenni successivi, si sarebbe trasformata in quella del consulente d’immagine. Le costumiste curavano scrupolosamente il look delle vamp del momento come Greta Garbo, Marlene Dietrich e Jean Harlow, studiando ed elaborando un’immagine personalizzata. Il mercato cosmetico, sempre più ricco ed innovativo, diventò alla portata di tutti. Le sopracciglia si assottigliarono al punto tale da scomparire, diventando eccessivamente alte ed arcuate, poiché la palpebra ampia era simbolo di bellezza. Il trucco degli occhi, meno intenso del decennio precedente, prevedeva sfumature e colori più naturali, con un’intensità maggiore nell’angolo interno dell’incavo palpebrale. Il blush era applicato sotto lo zigomo e la bocca, piccola, truccata solo di rosso scuro. I capelli si allungarono coprendo la nuca con onde piatte sulla fronte.

Durante la seconda guerra mondiale, la grave crisi economica, rese difficile anche la reperibilità di cosmetici oltre a materie prime e tessuti. Vi fu un ritorno forzato alla sobrietà e la necessità di riadattare vestiti maschili e divise militari, in indumenti femminili ed abitini per bambini.  Il burro diventò il latte detergente ed  il carbone ombretto. Il grasso per le scarpe fungeva da mascara e vista la difficoltà nel reperire calze di nylon, serviva anche a riprodurne la cucitura nella parte posteriore delle gambe. Dopo il 1945, si affermò un ideale di donna molto femminile definita “maggiorata”, con un fisico formoso, ma dalla sensualità raffinata. La moda prevedeva un incarnato più ambrato, sopracciglia non più sottili come nel passato ed un trucco occhi, con una bordatura più leggera e naturale, ma con ciglia finte. A differenza dei decenni precedenti, le labbra rosse divennero carnose e sensuali. I capelli erano lunghi, ondulati e con la riga laterale. Gli smalti per unghie colorati nacquero proprio in questo decennio, coordinati con il colore degli abiti e degli accessori. Alcune dive furono le attrici: Lana Turner, Rita Hayworth, Veronica Lake, Ava Gardner, Alida Valli ed Anna Magnani.

Gli anni ’50 segnarono l’inizio del benessere economico, dopo le privazioni causate dalla guerra. L’ideale femminile era rappresentato dalla donna giunonica, con silhouette a clessidra, seno e fianchi abbondanti e vita sottile. Il cinema proponeva le nuove tendenze, che influenzarono lo stile di vita delle donne di qualunque ceto sociale. Il make-up tipico di quegli anni  fu caratterizzato da una base rosata, corretta con chiaro scuri. Sugli occhi, una spessa linea di eye-liner, con una codina finale slanciata verso l’alto ed un chiaro scuro palpebrale, per enfatizzare le ombre naturali. La bocca era caratterizzata dalla tipica forma ad “arco di cacciatore”, color rosso fuoco, con unghie coordinate. Tipiche di questi anni  furono: i vestiti e le gonne a ruota, le sopracciglia ad “ala di gabbiano”, folte, alte e spigolose, l’uso del piegaciglia, di ciglia finte e di capelli di lunghezza media, con boccoli molto femminili.. Alcune dive del momento furono le attrici: Marylin Monroe, Sofia Loren, Grace Kelly ed Audrey Hepburn.

Negli anni ’60 si assistette ad un cambio di tendenza, con l’economia in forte ascesa. Programmi televisivi e riviste di moda, trasformarono modelle e star della tv nelle nuove icone di riferimento. Londra diventò la nuova capitale della moda sostituendo Parigi. Nacque la minigonna, le donne cotonarono i capelli ed indossarono foulard e grandi occhiali da sole. La moda prevedeva una donna filiforme e dalla sensualità acerba. Il periodo di riferimento in ambito  make-up è dalla fine degli anni ’50 al 1965. Il trucco era caratterizzato ancora da basi rosate e da una spessa linea di eye-liner sulla palpebra superiore, con andamento verso l’alto, con l’utilizzo di ombretti in tinte pastello dall’azzurro all’acquamarina. Le ciglia rimasero naturali, ma abbondantemente truccate con il mascara mentre le sopracciglia assunsero una forma più naturale. La bocca era priva di contorni e truccata con colori pastello mentre sulle unghie fece capolino la french manicure. Icone di rifermento furono le modelle Twiggy e Jane Shrimpton e l’attrice Brigitte Bardot.

Negli anni ’70 si affermarono lo stile hippie, etnico e la body art. L’ideale femminile era una donna magra e tonica, con i capelli lunghi, lisci o ondulati con riga centrale o frangia. Il make-up di riferimento di questo periodo, si colloca tra il 1965 e gli inizi del 1970. Prevedeva una base media e sopracciglia sia folte, che sottili, ma mai truccate. La bocca naturale era in secondo piano, poiché il focus erano gli occhi, che venivano ingranditi, con una spessa linea di eye-liner allungata verso il basso, oltre i contorni dell’occhio. La rima  inferiore era bordata e fra le ciglia venivano creati con la matita dei trattini a raggiera, per infoltire le ciglia. Sulla palpebra superiore veniva effettuato un chiaro scuro molto marcato, per ingrandire ulteriormente l’occhio. Il mascara, applicato in modo abbondante, raggruppava le ciglia inferiori “a due a due” mentre in quelle superiori erano presenti quelle finte. Iconico di questo periodo fu il make-up drammatico di Mina, enfatizzato dal grande maestro Stefano Anselmo nelle copertine dei suoi cd. La diffusione della discomusic, dopo il ‘72, influenzò non solo la moda, con abiti scintillanti e paillettes, ma anche il mercato cosmetico, con ombretti, che da opachi divennero perlati e gloss ultralucidi e dai colori cangianti. Alcuni  riferimenti furono le modelle Veruscka, Twiggy e Benedetta Barzini e le attrici Farrah Fawcett e Bo Derek.

Gli anni ’80 si contraddistinsero per gli eccessi e la situazione economica particolarmente florida. Simboli di questi anni furono: l’edonismo, gli abiti oversize, le spalline imbottite, le paillettes, la nascita del movimento punk e l’ossessione per la cura del corpo e la forma fisica. Infatti, il body-building, l’abbronzatura maniacale e l’utilizzo di autoabbronzanti, nacquero proprio in questo periodo. La tendenza prevedeva capelli voluminosi, resi mossi dalla permanente e colori molto vivaci anche nelle unghie. Il make-up era caratterizzato da colori sgargianti, con basi molto coprenti, pesanti ed opache ed uno stacco molto evidente tra viso e collo. Le sopracciglia, depilate solo al centro erano molto naturali e selvagge. Il trucco occhi, definito arcobaleno, era particolarmente intenso e caratterizzato dall’applicazione di diverse tonalità di ombretto, sfumate fino al sopracciglio. Il mascara era abbondante e talvolta colorato. Il blush era applicato in diagonale sull’osso zigomatico e le labbra, con contorni netti e spigolosi, di un  colore differente dal rossetto. Le icone furono cantanti come Madonna e Cyndi Lauper e modelle come Carol Alt e Brooke Shields.

Fino alla prima metà degli anni ’90 furono ancora presenti le reminescenze del decennio precedente, anche se meno eccessive. Questo periodo fu caratterizzato dal desiderio di innovazione, dovuto al nuovo millennio in arrivo, con l’esigenza di creare stili e combinazioni attingendo al passato. In questo decennio nacque il mito delle supermodelle, vere e proprie superstar, venerate dal pubblico ed adorate dal fashion system. Nella seconda metà degli anni ’90, con la nascita della New Age si diffuse uno stile di vita all’insegna della naturalezza come il minimalismo, che interessò anche la moda e la cosmesi. Il make-up prediligeva sfumature e tonalità naturali. Le sopracciglia mantennero la forma naturale seppur depilate.  Alla fine del decennio, si diffusero ombretti e blush dalla texture cremosa, gloss per labbra e fondotinta molto leggeri e naturali. Le icone di riferimento furono le famosissime top model: Naomi Campbell, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Christy Turlington, Helena Christensen, Kate Moss etc.

Nel primo decennio del 2000 si confermano alcune tendenze nate alla fine degli anni ’90, come l’utilizzo di fondi ultra leggeri, gloss per labbra lucidissimi, illuminanti in crema e polveri iridescenti da applicare sul corpo, zigomi, dorso nasale, arcata sopraccigliare ed angolo interno dell’occhio. Negli anni si è assistito ad un netto cambiamento nella texture, con prodotti da cremosi a matte, colori labbra particolarmente intensi ed un finish liquido ed a lunga durata. Il trucco occhi è caratterizzato spesso dallo “smokey eyes” di vari colori, ispirato agli anni ’20 e le sopracciglia folte, definite con prodotti a lunga tenuta o sedute di trucco semipermanente. La prerogativa odierna sia nel make-up, che nei capelli è la naturalezza, con look che spesso attingono da epoche storiche, rivisitati in chiave moderna, ma sempre all’insegna della freschezza.

Le attuali icone di stile hanno canali social, in cui dispensano tendenze e consigli di bellezza. L’ideale estetico contemporaneo spesso è stereotipato, poiché associato a canoni talvolta discriminatori, oltre ad un ricorso eccessivo alla chirurgia estetica. Internet può diventare dispersivo, se manca la capacità di comprendere quando ed in che misura uno stile o una tendenza possa realmente valorizzarci.

Attraverso un viaggio storico, abbiamo assistito al cambiamento ed all’evoluzione dei canoni estetici. Tuttavia, l’epoca moderna, in termini di mode e tendenze, ha dei tempi di cambiamento molto più rapidi e mutevoli rispetto al passato. Pertanto, è fondamentale acquisire maggior consapevolezza circa la nostra unicità, favorendo uno stile unico e personale piuttosto che un’immagine standard, ad esclusivo uso e consumo di social media.

 Coco Chanel diceva: “ La moda passa, lo stile resta”.

Fonti:

www.loreal.it

www.maxfactor.com

ENRICA MORINI, Storia della moda XVIII – XXI secolo, SKIRA, Ginevra – Milano, dicembre 2010

ROSSANO DE CESARIS, Manuale di make-up professionale, CTS Grafica, Città di Castello (PG), gennaio 2013